Salmo 51 di Davide, dopo che aveva peccato con Betsabea

 

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.

Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.

Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.

Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.

Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.


Papa Francesco - Udienza Generale del 30 Marzo 2016



Udienza Generale del Santo Padre - 30/03/2016





Messaggio Pasquale del Santo Padre e Benedizione “Urbi et Orbi”

 

«Lodate il Signore perché è buono: perché eterna è la sua misericordia» (Sal 135,1).

Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!

Gesù Cristo, incarnazione della misericordia di Dio, per amore è morto sulla croce e per amore è risorto. Per questo oggi proclamiamo: Gesù è il Signore!

La sua Risurrezione realizza pienamente la profezia del Salmo: la misericordia di Dio è eterna, il suo amore è per sempre, non muore mai. Possiamo confidare totalmente in Lui, e gli rendiamo grazie perché per noi è disceso fino in fondo all’abisso.

Di fronte alle voragini spirituali e morali dell’umanità, di fronte ai vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte, solo un’infinita misericordia può darci salvezza. Solo Dio può riempire col suo amore questi vuoti, questi abissi, e permetterci di non sprofondare ma di continuare a camminare insieme verso la Terra della libertà e della vita.

L’annuncio gioioso della Pasqua: Gesù, il crocifisso, non è qui, è risorto (cfr Mt 28,5-6) ci offre la consolante certezza che l’abisso della morte è stato varcato e, con esso, sono stati sconfitti il lutto, il lamento e l’affanno (cfr Ap 21,4). Il Signore, che ha patito l’abbandono dei suoi discepoli, il peso di una ingiusta condanna e la vergogna di una morte infame, ci rende ora partecipi della sua vita immortale e ci dona il suo sguardo di tenerezza e di compassione verso gli affamati e gli assetati, i forestieri e i carcerati, gli emarginati e gli scartati, le vittime del sopruso e della violenza. Il mondo è pieno di persone che soffrono nel corpo e nello spirito, mentre le cronache giornaliere si riempiono di notizie di efferati delitti, che non di rado si consumano tra le mura domestiche, e di conflitti armati su larga scala che sottomettono intere popolazioni a indicibili prove.

Cristo risorto indica sentieri di speranza alla cara Siria, Paese dilaniato da un lungo conflitto, con il suo triste corteo di distruzione, morte, disprezzo del diritto umanitario e disfacimento della convivenza civile. Alla potenza del Signore risorto affidiamo i colloqui in corso, affinché con la buona volontà e la collaborazione di tutti si possano raccogliere frutti di pace e avviare la costruzione di una società fraterna, rispettosa della dignità e dei diritti di ogni cittadino. Il messaggio di vita, risuonato per bocca dell’Angelo presso la pietra ribaltata nel sepolcro, sconfigga la durezza dei cuori e promuova un incontro fecondo di popoli e di culture nelle altre zone del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, in particolare in Iraq, nello Yemen e in Libia.

L’immagine dell’uomo nuovo, che splende sul volto di Cristo, favorisca in Terrasanta la convivenza fra Israeliani e Palestinesi, come anche la paziente disponibilità e il quotidiano impegno ad adoperarsi per edificare le basi di una pace giusta e duratura tramite un negoziato diretto e sincero. Il Signore della vita accompagni pure gli sforzi intesi a raggiungere una soluzione definitiva alla guerra in Ucraina, ispirando e sostenendo anche le iniziative di aiuto umanitario, tra cui la liberazione di persone detenute.

Il Signore Gesù, nostra Pace (Ef 2,14), che risorgendo ha vinto il male e il peccato, stimoli in questa festa di Pasqua la nostra vicinanza alle vittime del terrorismo, forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo, come è avvenuto nei recenti attentati in Belgio, Turchia, Nigeria, Ciad, Camerun, Costa d’Avorio e Iraq; volga a buon esito i fermenti di speranza e le prospettive di pace dell’Africa; penso in particolare al Burundi, al Mozambico, alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan, segnati da tensioni politiche e sociali.

Con le armi dell’amore, Dio ha sconfitto l’egoismo e la morte; il suo Figlio Gesù è la porta della misericordia spalancata per tutti. Il suo messaggio pasquale si proietti sempre più sul popolo venezuelano nelle difficili condizioni in cui si trova a vivere e su quanti hanno in mano i destini del Paese, affinché si possa lavorare in vista del bene comune, cercando spazi di dialogo e collaborazione con tutti. Ovunque ci si adoperi per favorire la cultura dell’incontro, la giustizia e il rispetto reciproco, che soli possono garantire il benessere spirituale e materiale dei cittadini.

Il Cristo risorto, annuncio di vita per l’intera umanità, si riverbera nei secoli e ci invita a non dimenticare gli uomini e le donne in cammino alla ricerca di un futuro migliore, schiera sempre più numerosa di migranti e di rifugiati – tra cui molti bambini – in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e dall’ingiustizia sociale. Questi nostri fratelli e sorelle, sulla loro strada incontrano troppo spesso la morte o comunque il rifiuto di chi potrebbe offrire loro accoglienza e aiuto. L’appuntamento del prossimo Vertice Umanitario Mondiale non tralasci di mettere al centro la persona umana con la sua dignità e di elaborare politiche capaci di assistere e proteggere le vittime di conflitti e di altre emergenze, soprattutto i più vulnerabili e quanti sono perseguitati per motivi etnici e religiosi.

In questo giorno glorioso, “gioisca la terra inondata da così grande splendore” (cfr Preconio pasquale), eppure tanto maltrattata e vilipesa da uno sfruttamento avido di guadagno, che altera gli equilibri della natura. Penso specialmente a quelle aree colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici, che non di rado provocano siccità o violente inondazioni, con conseguenti crisi alimentari in diverse parti del pianeta.

Con i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati per la fede e per la loro fedeltà al nome di Cristo e dinanzi al male che sembra avere la meglio nella vita di tante persone, riascoltiamo la consolante parola del Signore: “Non abbiate paura! Io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). Oggi è il giorno fulgido di questa vittoria, perché Cristo ha calpestato la morte e con la sua risurrezione ha fatto risplendere la vita e l’immortalità (cfr 2Tim 1,10). “Egli ci ha fatto passare dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dal lutto alla festa, dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla redenzione. Perciò diciamo davanti a Lui: Alleluja!” (Melitone di Sardi, Omelia Pasquale).

A quanti nelle nostre società hanno perso ogni speranza e gusto di vivere, agli anziani sopraffatti che nella solitudine sentono venire meno le forze, ai giovani a cui sembra mancare il futuro, a tutti rivolgo ancora una volta le parole del Risorto: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose … A colui che ha sete darò gratuitamente acqua dalla fonte della vita” (Ap 21,5-6). Questo rassicurante messaggio di Gesù, aiuti ciascuno di noi a ripartire con più coraggio e speranza per costruire strade di riconciliazione con Dio e con i fratelli. Ne abbiamo tanto bisogno!





O Croce di Cristo! - Preghiera di Papa Francesco alla Via Crucis del Venerdì Santo 2016

 

O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei cuori impietriti di coloro che giudicano comodamente gli altri, cuori pronti a condannarli perfino alla lapidazione, senza mai accorgersi dei propri peccati e colpe.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei potenti e nei venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli, e danno ai loro figli da mangiare il pane insanguinato.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei traditori che per trenta denari consegnano alla morte chiunque.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ladroni e nei corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’immoralità.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli stolti che costruiscono depositi per conservare tesori che periscono, lasciando Lazzaro morire di fame alle loro porte.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei distruttori della nostra “casa comune” che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli anziani abbandonati dai propri famigliari, nei disabili e nei bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata.

O Croce di Cristo, immagine dell’amore senza fine e via della Risurrezione, ti vediamo ancora oggi nelle persone buone e giuste che fanno il bene senza cercare gli applausi o l’ammirazione degli altri.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ministri fedeli e umili che illuminano il buio della nostra vita come candele che si consumano gratuitamente per illuminare la vita degli ultimi.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volti delle suore e dei consacrati – i buoni samaritani – che abbandonano tutto per bendare, nel silenzio evangelico, le ferite delle povertà e dell’ingiustizia.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei misericordiosi che trovano nella misericordia l’espressione massima della giustizia e della fede.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’osservanza filiale dei comandamenti.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei pentiti che sanno, dalla profondità della miseria dei loro peccati, gridare: Signore ricordati di me nel Tuo regno!

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei beati e nei santi che sanno attraversare il buio della notte della fede senza perdere la fiducia in te e senza pretendere di capire il Tuo silenzio misterioso.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volontari che soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei perseguitati per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei sognatori che vivono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per rendere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto. 

In te Santa Croce vediamo Dio che ama fino alla fine, e vediamo l’odio che spadroneggia e acceca i cuori e le menti di coloro che preferiscono le tenebre alla luce.

O Croce di Cristo, Arca di Noè che salvò l’umanità dal diluvio del peccato, salvaci dal male e dal maligno! 

O Trono di Davide e sigillo dell’Alleanza divina ed eterna, svegliaci dalle seduzioni della vanità! 

O grido di amore, suscita in noi il desiderio di Dio, del bene e della luce.

O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte dell’oscurità della notte. 

O Croce di Cristo, insegnaci che l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire.

Amen!

Papa Francesco


Don Raniero Cantalamessa - Riflessioni Venerdì Santo



Don Raniero Cantalamessa 
Celebrazione della Passione del Signore - Venerdi Santo





WILMA CHASSEUR - QUELL’UOMO MORTO E SEPOLTO …



Domenica di Passione! La Croce si erge silenziosa sull’intera umanità, domina la Storia, vigila sul mondo come un’insonne sentinella, attraversa i secoli, unico baluardo indistruttibile di salvezza universale per ogni uomo e ogni donna che recupera così la dignità perduta nel giardino dell’Eden (e ogni volta che ha colto frutti proibiti) e ritrova il suo straordinario destino di gloria e di figliolanza divina. 

La risurrezione di Lazzaro è stato l’avvenimento che ha scatenato il precipitarsi della situazione: colpo finale e definitivo che ha determinato la condanna di Gesù: il più clamoroso miracolo in cui ridiede la vita a un morto già sepolto, decise irrevocabilmente la Sua morte. Tanti, troppi testimoni avevano assistito a quel miracolo: il “caso” Gesù divenne un fatto pubblico e anche se molti giudei credettero in Lui, molti altri si inquietarono della sua potenza e influenza che aveva sul popolo e decisero di farlo morire. 

Abbiamo dunque visto Lazzaro, uomo mortale e già morto da quattro giorni, che riprende vita a quel solo grido: “Lazzaro vieni fuori” pronunciato da Gesù. Oggi vediamo il Figlio di Dio, vivente e immortale, che muore a quell’altro grido pronunciato dalla plebaglia: “Crocifiggilo e rilasciaci Barabba”! Il Figlio di Dio che passava guarendo, sanando e beneficando tutti, deve essere messo a morte, ma il malfattore viene rilasciato! Tremendo mistero d’iniquità, d’accecamento, di tenebre e di morte! 

* Fu veramente tolto di mezzo? 
  • “Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo, chi si affligge per la sua sorte?”. 
  • Fu tolto di mezzo. Ma è proprio allora che è diventato centro del destino e del cuore di ogni essere umano.
  • Fu messo a tacere. Ma non ha mai parlato così forte come quando si lasciò inchiodare in silenzio sulla Croce! 
  • Fu fatto fuori. Ma non è mai stato così dentro la storia e nelle nostre piccole e grandi croci quotidiane, come dall’alto della Croce. 
  • Fu immobilizzato e fissato sulla Croce. Ma è proprio allora che ha iniziato a percorrere instancabilmente le strade degli uomini di tutti i tempi, da quelle più buie e disperate a quelle più luminose e pacificate. 
  • Fu arso dalla sete. Ma da allora placa ogni nostra sete, dandoci l’acqua che zampilla per la vita eterna. Il suo Cuore fu trafitto da un colpo di lancia. Ma quella ferita è diventata sorgente inesauribile dalla quale scaturiscono fiumi di acqua viva per chiunque decida di attingervi. 

  • Fu crocefisso in mezzo a due malfattori, ma da allora ogni malfattore che ha il coraggio di riconoscerlo, può - incontrando il Suo sguardo - sentirsi dire: “Oggi sarai con me in Paradiso”. 
  • Fu abbandonato, sperimentando la più straziante solitudine interiore, ma da allora ogni nostra solitudine può essere trasfigurata e trasformata in comunione, se vissuta con Lui, per Lui e in Lui. 
  • Fu circondato dalle tenebre, come se la natura che tante volte gli era stata sottomessa, volesse far capire - avvolgendosi di tenebre mentre Lui moriva - che avevano inchiodato la luce. Come se volesse gridare agli uomini totalmente ottenebrati, che avevano crocefisso il Signore della vita. 
  • E infine gridò. “Padre, nelle tue mani, rimetto il mio Spirito”. Ultima, suprema parola che squarciò il silenzio. L’ultima Sua parola, la più solenne, è per il Padre suo! E’ altissima preghiera che sigilla il più grande avvenimento della Storia di tutti i tempi, e conclude la vita del Figlio di Dio sulla terra. 

E poi muore. Sì muore! 
Non è salito al Cielo su un carro di fuoco, ma da quella morte è scaturita una vita sovrabbondante per ognuno di noi. 

Come diceva Lacordaire. “Vi è un Uomo che, benché scomparso, è seguito da una folla immensa. Vi è un UOMO morto e sepolto che parla ancora sempre e dà vita in abbondanza. Vi è un UOMO perseguitato fin nel sepolcro seguito da miriadi di discepoli. Quell’UOMO sei tu GESU’! 

WILMA CHASSEUR 

Papa Francesco - “L’amore non sono parole, sono opere e servizio”



“L’amore non sono parole, sono opere e servizio; un servizio umile, fatto nel silenzio e nel nascondimento, come Gesù stesso ha detto: Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”



Papa Francesco ....questo è amore!!



Quando tu ti dimentichi ti te stesso e pensi agli altri .... questo è amore!!


WILMA CHASSEUR - COSA AVRA’ SCRITTO GESU’?

 

Commento alla 5° domenica di Quaresima – anno C 

L'adultera. Ancora un Vangelo sulla misericordia di Gesù che contrasta in modo stridente con la durezza di cuore degli scribi e farisei. "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio, la legge di Mosè dice di lapidarla...". Tremendo tranello. Se dice di lapidarla sarà accusato di durezza di cuore; se dice di non lapidarla, sarà accusato di trasgredire la legge mosaica. E Gesù è chiamato perentoriamente a prendere posizione, non può sottrarvisi. "Tu che ne dici? Mosè ci ha ordinato di lapidarle, tali donne". Essi cercano un motivo per lapidare la donna, ma cercano anche e soprattutto un capo d'accusa per condannare Gesù. "Parlavano così per intrappolarlo e poterlo poi accusare". E' questione di vita o di morte, Gesù lo sa bene. Impossibile sfuggire! Ne va di mezzo, oltre alla vita della donna, anche la sua vita e la misericordia divina. Ma Egli non proferisce parola e si china a scrivere per terra. Misterioso questo scrivere di Gesù; l'unica volta che lo ha fatto. Cos’avrà scritto? L’unico quaderno di Gesù è stata la sabbia. Ma cosa vi abbia scritto nessuno lo sa! L'unico libro dei conti di Gesù è stata la sabbia. Ma cosa avrà contato? I peccati degli accusatori? 

• Strano giudice e strano libro dei conti... 
“Avete già perso qualcosa nella sabbia? Provate a ritrovarla, la sabbia ingoia tutto, la sabbia cancella tutto, la sabbia dimentica tutto! Non rimane nulla nella sabbia! La donna è davanti a Gesù e lui scrive sulla sabbia per dire che il suo peccato è già cancellato, come tutto ciò che è scritto nella sabbia. Un tribunale ben strano! Il giudice scrive nella sabbia e non rimarrà niente. Basterà il vento della sera e tutto sarà cancellato". (Bruno Ferrero) E poi la risposta, assolutamente sconcertante e fuori dagli schemi dei "dottori"; risposta da vero e insuperabile Maestro qual era: "Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra". Risposta che fa ammutolire tutti e li rimanda alla propria coscienza di peccatori. In silenzio, gli uni dopo gli altri, a partire dai più anziani, se ne vanno, mentre Gesù continua a scrivere per terra. Rimasto solo con la donna le dice: "Nessuno ti ha condannata? Neppure io ti condanno! Và e non peccare più". Ecco il cuore di Gesù! Quel cuore che ha tanto amato il mondo. Gesù non è venuto per condannare, ma per salvare. Dall'alto della Croce ha detto solo parole di salvezza: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno". E ad un altro: "Oggi sarai con me in Paradiso". E il chiamato in questione, anzi, addirittura il canonizzato - l'unico canonizzato direttamente da Gesù - era un ladrone crocefisso per le sue malefatte. Ma sono questi i più salvabili! Chi ha toccato il fondo non ha più nulla da perdere, nulla su cui contare, neanche le proprie buone opere da presentare a Dio per rivendicare la salvezza ("io ho fatto il bene, quindi tu mi devi la salvezza"). L'unica salvezza in cui spera è quella che gli viene da un altro, dal Salvatore. E solo allora lo riconosce come tale; finché conta sui suoi meriti, si considera salvatore di se stesso. 

• Chi in Lui si rifugia... 
L'adultera, la Maddalena, il buon ladrone, hanno contato totalmente su di Lui. Si sono rifugiati totalmente in Lui e non nelle loro buone opere e "chi in Lui si rifugia, non sarà condannato" (salmo 33) anche se avesse fallito tutto; anche se avesse sbandato per un'intera vita, basta che alla fine si rifugi. Un salmo dice "I passi del mio errare tu li hai contati". Errare non solo nel senso di vagabondare, ma nel senso di sbagliare. Siamo tutti più o meno errabondi e non solo nel senso di vagabondi, ma Gesù aspetta solo che ci rifugiamo in Lui, per dire anche a noi "Io non ti condanno; và e non peccare più". E dobbiamo fare il bene, si capisce che dobbiamo farlo, ma sapendo che il poterlo fare è già grazia sua. Questa stupenda pagina è ancora un invito e una manifestazione della misericordia che vuole ripetere ad ognuno di noi "Non sono venuto per condannarti, ma per salvarti". 


WILMA CHASSEUR




La mortificazione, il digiuno accetto a Dio - Isaia capitolo 58

Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce; dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati.

Mi ricercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: «Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?».

Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso.

E' forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?

Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?

Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.

Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!». Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio.