Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia.




Un angelo del Signore si presentò e disse loro: «Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio e pace agli uomini, che egli ama».

 







Eppure il mondo non lo ha riconosciuto.


Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. (Gv 1,1-18)


  





Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.


Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio. 

Come avverrà questo? Su di te scenderà lo Spirito Santo.







Gesù, sei tu il nostro liberatore?


Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti.

Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. 

Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.

E' giunta a noi la felicità, la liberazione, il gaudio perfetto, la gloria, lo splendore?

Convertiamoci - Trasformiamoci - Liberiamoci da ogni male - Risuscitiamo


Venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi!» Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma Gesù vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Ovvero se ci pentiamo e piangiamo i nostri mali, Gesù ci darà lo Spirito Santo e il fuoco, cioè l'ardore che ci farà essere forti e ferventi nel compiere quelle opere che ci rendono degni del nome di cristiani.

Facciamo quanto possiamo, come meglio riusciamo. Tutto il resto lo affidiamo alla Misericordia di Dio.




Commento al Vangelo di Domenica 27 Novembre 2016



Che bello - Finalmente arriva. Deo Gratia. 



Papa Francesco - Udienza Generale del 26/10/2016



  

Ero straniero e mi avete accolto, 
nudo e mi avete vestito


Via lontano da me

Commento al Vangelo

Servo di Dio Dolindo Ruotolo - Atto di abbandono in Dio: Gesù confido in te

 


 - Perché vi confondete agitandovi? Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose.

Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi, e cambiare così l'agitazione in preghiera. Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero dalla tribolazione, e rimettersi a me perché io solo vi faccia trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, nell'altra riva. 
Quello che vi sconvolge e vi fa un male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo ed il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge.

Quante cose io opero quando l'anima, tanto nelle sue necessità spirituali quanto in quelle materiali, si volge a me, mi guarda, e dicendomi: "pensaci tu", chiude gli occhi e riposa! Avete poche grazie quando vi assillate per produrle, ne avete moltissime quando la preghiera è affidamento pieno a me. Voi nel dolore pregate perché io operi, ma perché io operi come voi credete... Non vi rivolgete a me, ma volete voi che io mi adatti alle vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la cura, ma, che gliela suggeriscono. Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater: "Sia santificato il tuo nome", cioè sii glorificato in questa mia necessità; "venga il tuo regno", cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo; "sia fatta la tua volontà", ossia PENSACI TU.

Se mi dite davvero: "sia fatta la tua volontà", che è lo stesso che dire: "pensaci tu", io intervengo con tutta la mia onnipotenza, e risolvo le situazioni più chiuse. Ecco, tu vedi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: "Sia fatta la tua volontà, pensaci tu". Ti dico che io ci penso, che intervengo come medico, e compio anche un miracolo quando occorre. Tu vedi che l'infermo peggiora? Non ti sconvolgere, ma chiudi gli occhi e di': "Pensaci tu". Ti dico che io ci penso

E' contro l'abbandono la preoccupazione, l'agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto. E' 

Ci penso solo quando chiudete gli occhi. Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, confidando solo negli uomini. Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare, e vi abbandonate così alle forze umane, o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E' questo che intralcia le mie parole e le mie vedute. Oh, come io desidero da voi questo abbandono per beneficarvi, e come mi accoro nel vedervi agitati! Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda delle iniziative umane. Confidate perciò in me solo, riposate in me, abbandonatevi a me in tutto. Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono in me, e del nessuno pensiero di voi; io spargo tesori di grazie quando voi siete nella piena povertà! Se avete vostre risorse, anche in poco, o, se le cercate, siete nel campo naturale, e seguite quindi il percorso naturale delle cose, che è spesso intralciato da satana. Nessun ragionatore o ponderatore ha fatto miracoli, neppure fra i Santi. 
Opera divinamente chi si abbandona a Dio.

Quando vedi che le cose si complicano, di' con gli occhi dell'anima chiusi:
 "Gesù, pensaci tu". 

E distràiti, perché la tua mente è acuta... e per te è difficile vedere il male. Confida in me spesso, distraendoti da te stesso. Fa' così per tutte le tue necessità. Fate così tutti, e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio amore. Io ci penserò ve lo assicuro. Pregate sempre con questa disposizione di abbandono, e ne avrete grande pace e grande frutto, anche quando io vi faccio la grazia dell'immolazione di riparazione e di amore che impone la sofferenza. Ti sembra impossibile? Chiudi gli occhi e di' con tutta l'anima: "Gesù pensaci tu". Non temere ci penso io. E tu benedirai il mio nome umiliandoti. Mille preghiere non valgono un atto solo di fiducioso abbandono: ricordatelo bene. Non c'è novena più efficace di questa:

O Gesù m'abbandono in Te, pensaci tu!

  



Papa Francesco - Udienza Generale del 12-10-2016



  

Le opere di Misericordia

La conversione alla vita penitente



«Quelli che si accostano al sacramento della Penitenza ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l'esempio e la preghiera».

Come viene chiamato questo sacramento?

È chiamato sacramento della Conversione poiché realizza sacramentalmente l'appello di Gesù alla conversione, il cammino di ritorno al Padre da cui ci si è allontanati con il peccato.

È chiamato sacramento della Penitenza poiché consacra un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore.

È chiamato sacramento della Confessione poiché l'accusa, la confessione dei peccati davanti al sacerdote è un elemento essenziale di questo sacramento. In un senso profondo esso è anche una «confessione», riconoscimento e lode della santità di Dio e della sua misericordia verso l'uomo peccatore.

È chiamato sacramento del Perdono poiché, attraverso l'assoluzione sacramentale del sacerdote, Dio accorda al penitente «il perdono e la pace».

È chiamato sacramento della Riconciliazione perché dona al peccatore l'amore di Dio che riconcilia: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5,20). 

Colui che vive dell'amore misericordioso di Dio è pronto a rispondere all'invito del Signore: «Va' prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,24).

E' chiamato sacramento della Purificazione, in quanto purifica la persona da ogni affetto al male, ripristinando l'amore alla purezza, a Dio, e donando la gioia di una coscienza retta che si diletta nel compiere ogni opera buona: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9-10).


I crediti di Gesù verso di noi.



Quali crediti vanta Gesù da noi, e quanto noi siamo debitori verso di Lui.


 



WILMA CHASSEUR - Cosa abbiamo perso noi oggi?



In questa 24ª Domenica del tempo ordinario, il Vangelo (Lc 15,1-10) ci pone davanti due categorie di persone che accostano Gesù: i pubblicani e i farisei, cioè i pubblici peccatori e i presunti perfetti. I pubblici peccatori lo ascoltano e i presunti perfetti lo criticano. 



Papa Francesco - Angelus Domini del 28 Agosto 2016




Va’ a metterti all’ultimo posto - Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.


Riceverai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti. La ricompensa qui e anche nella vita eterna. (Lc 14,14)

E noi cosa preferiamo? Quali posti scegliamo? I primi posti, le mansioni più comode e migliori, o quelli più scomode e dipsrezzate?

Preferiamo essere riveriti, serviti, omaggiati e salutati o essere dimenticati, valutati per niente, emarginati e maltrattati?

Crediamo di aver diritto ad un buon trattamento o un cattivo trattamento?

"Non è necessario andare in cerca di cose grandi, di grandi umiliazioni, superiori alle proprie forze: sentiamo la necessità di esercitarci nella umiltà, in piccole cose, per dare a Gesù prova del nostro amore." (Santa Maria Maravillas di Gesù)

Cosa preferiamo? Vogliamo e amiamo essere umiliati, essere messi in disparte, considerati per il nulla che siamo, o vogliamo essere esaltati, onorati?

E' quando ci umiliano che siamo umili, è quando ci umiliano che pratichiamo l'umiltà.

Cosa cerchiamo e preferiamo? Preferiamo e meritiamo lodi secondo il giudizio umano? Forse non siamo ancora convinti che non meritiamo alcun bene, e che invece siamo servi malvagi meritevoli di milioni di inferni?

Cosa preferiamo? Quale mortificazione e penitenza non ci è dovuta? Se non abbiamo umiltà come protremmo essere onorati, reputate persone dignitose?

Non crediamo che tutti sono più degni di noi poveri peccatori?

Preferiamo ricevere la ricompensa qui in questa esistenza temporale che finisce prima o poi, oppure alla risurrezione, nella vita eterna?

Ma quale ricompensa ci aspettiamo se non ci riteniamo vili peccatori, se non vogliamo soffrire nessuna umiliazione.

Abbiamo in noi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù? Egli, pur essendo nella condizione di Dio, umiliò se stesso, praticò l'umiltà, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. (Fil 2,8)

Più grande e più santo è, infatti, colui che fa minor conto di se stesso e ringrazia Dio con maggiore umiltà. (Imitazione di Cristo Libro terzo - Cap.22)

Chi accumula tesori per sé non arricchisce presso Dio.



In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 

E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». 

Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 

Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 

Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola del Signore


Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù



La preoccupazione del Signore per la pecorella smarrita è ricordata nella liturgia del Sacro Cuore di Gesù. 

Il buon pastore ha tutto il cuore rivolto alle sue pecore, non a se stesso. Provvede ai loro bisogni, guarisce le loro ferite, le protegge dagli animali selvaggi. Conosce ogni pecora per nome e, quando le porta al pascolo, le chiama una per una. 

Si preoccupa in modo particolare della pecora che si è smarrita, non risparmiandosi pena alcuna pur di avere la gioia di ritrovarla. 

Una pecorella smarrita è assolutamente indifesa, può cadere in un fossato o rimanere prigioniera fra i rovi. Proprio allora, però, nel pericolo, essa scopre quanto sia prezioso il suo pastore: dopo il ritrovamento, egli la riporta all’ovile sulle sue spalle con gioia. Se un lupo si avvicina, il buon pastore non fugge, ma, per la sua pecorella, rischierà anche la vita. In questi frangenti si rivela il cuore del buon pastore.




Fra Felice - Cosa vuol dire "Fate questo in memoria di me"?



IN MEMORIA DI ME (Lc 22,19-20)

Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi». 

Comunità "In Spirito e Verità" - Fra Felice







Salmo 51 di Davide, dopo che aveva peccato con Betsabea

 

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.

Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.

Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.

Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.

Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.


Papa Francesco - Udienza Generale del 30 Marzo 2016



Udienza Generale del Santo Padre - 30/03/2016





Messaggio Pasquale del Santo Padre e Benedizione “Urbi et Orbi”

 

«Lodate il Signore perché è buono: perché eterna è la sua misericordia» (Sal 135,1).

Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!

Gesù Cristo, incarnazione della misericordia di Dio, per amore è morto sulla croce e per amore è risorto. Per questo oggi proclamiamo: Gesù è il Signore!

La sua Risurrezione realizza pienamente la profezia del Salmo: la misericordia di Dio è eterna, il suo amore è per sempre, non muore mai. Possiamo confidare totalmente in Lui, e gli rendiamo grazie perché per noi è disceso fino in fondo all’abisso.

Di fronte alle voragini spirituali e morali dell’umanità, di fronte ai vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte, solo un’infinita misericordia può darci salvezza. Solo Dio può riempire col suo amore questi vuoti, questi abissi, e permetterci di non sprofondare ma di continuare a camminare insieme verso la Terra della libertà e della vita.

L’annuncio gioioso della Pasqua: Gesù, il crocifisso, non è qui, è risorto (cfr Mt 28,5-6) ci offre la consolante certezza che l’abisso della morte è stato varcato e, con esso, sono stati sconfitti il lutto, il lamento e l’affanno (cfr Ap 21,4). Il Signore, che ha patito l’abbandono dei suoi discepoli, il peso di una ingiusta condanna e la vergogna di una morte infame, ci rende ora partecipi della sua vita immortale e ci dona il suo sguardo di tenerezza e di compassione verso gli affamati e gli assetati, i forestieri e i carcerati, gli emarginati e gli scartati, le vittime del sopruso e della violenza. Il mondo è pieno di persone che soffrono nel corpo e nello spirito, mentre le cronache giornaliere si riempiono di notizie di efferati delitti, che non di rado si consumano tra le mura domestiche, e di conflitti armati su larga scala che sottomettono intere popolazioni a indicibili prove.

Cristo risorto indica sentieri di speranza alla cara Siria, Paese dilaniato da un lungo conflitto, con il suo triste corteo di distruzione, morte, disprezzo del diritto umanitario e disfacimento della convivenza civile. Alla potenza del Signore risorto affidiamo i colloqui in corso, affinché con la buona volontà e la collaborazione di tutti si possano raccogliere frutti di pace e avviare la costruzione di una società fraterna, rispettosa della dignità e dei diritti di ogni cittadino. Il messaggio di vita, risuonato per bocca dell’Angelo presso la pietra ribaltata nel sepolcro, sconfigga la durezza dei cuori e promuova un incontro fecondo di popoli e di culture nelle altre zone del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, in particolare in Iraq, nello Yemen e in Libia.

L’immagine dell’uomo nuovo, che splende sul volto di Cristo, favorisca in Terrasanta la convivenza fra Israeliani e Palestinesi, come anche la paziente disponibilità e il quotidiano impegno ad adoperarsi per edificare le basi di una pace giusta e duratura tramite un negoziato diretto e sincero. Il Signore della vita accompagni pure gli sforzi intesi a raggiungere una soluzione definitiva alla guerra in Ucraina, ispirando e sostenendo anche le iniziative di aiuto umanitario, tra cui la liberazione di persone detenute.

Il Signore Gesù, nostra Pace (Ef 2,14), che risorgendo ha vinto il male e il peccato, stimoli in questa festa di Pasqua la nostra vicinanza alle vittime del terrorismo, forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo, come è avvenuto nei recenti attentati in Belgio, Turchia, Nigeria, Ciad, Camerun, Costa d’Avorio e Iraq; volga a buon esito i fermenti di speranza e le prospettive di pace dell’Africa; penso in particolare al Burundi, al Mozambico, alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan, segnati da tensioni politiche e sociali.

Con le armi dell’amore, Dio ha sconfitto l’egoismo e la morte; il suo Figlio Gesù è la porta della misericordia spalancata per tutti. Il suo messaggio pasquale si proietti sempre più sul popolo venezuelano nelle difficili condizioni in cui si trova a vivere e su quanti hanno in mano i destini del Paese, affinché si possa lavorare in vista del bene comune, cercando spazi di dialogo e collaborazione con tutti. Ovunque ci si adoperi per favorire la cultura dell’incontro, la giustizia e il rispetto reciproco, che soli possono garantire il benessere spirituale e materiale dei cittadini.

Il Cristo risorto, annuncio di vita per l’intera umanità, si riverbera nei secoli e ci invita a non dimenticare gli uomini e le donne in cammino alla ricerca di un futuro migliore, schiera sempre più numerosa di migranti e di rifugiati – tra cui molti bambini – in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e dall’ingiustizia sociale. Questi nostri fratelli e sorelle, sulla loro strada incontrano troppo spesso la morte o comunque il rifiuto di chi potrebbe offrire loro accoglienza e aiuto. L’appuntamento del prossimo Vertice Umanitario Mondiale non tralasci di mettere al centro la persona umana con la sua dignità e di elaborare politiche capaci di assistere e proteggere le vittime di conflitti e di altre emergenze, soprattutto i più vulnerabili e quanti sono perseguitati per motivi etnici e religiosi.

In questo giorno glorioso, “gioisca la terra inondata da così grande splendore” (cfr Preconio pasquale), eppure tanto maltrattata e vilipesa da uno sfruttamento avido di guadagno, che altera gli equilibri della natura. Penso specialmente a quelle aree colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici, che non di rado provocano siccità o violente inondazioni, con conseguenti crisi alimentari in diverse parti del pianeta.

Con i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati per la fede e per la loro fedeltà al nome di Cristo e dinanzi al male che sembra avere la meglio nella vita di tante persone, riascoltiamo la consolante parola del Signore: “Non abbiate paura! Io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). Oggi è il giorno fulgido di questa vittoria, perché Cristo ha calpestato la morte e con la sua risurrezione ha fatto risplendere la vita e l’immortalità (cfr 2Tim 1,10). “Egli ci ha fatto passare dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dal lutto alla festa, dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla redenzione. Perciò diciamo davanti a Lui: Alleluja!” (Melitone di Sardi, Omelia Pasquale).

A quanti nelle nostre società hanno perso ogni speranza e gusto di vivere, agli anziani sopraffatti che nella solitudine sentono venire meno le forze, ai giovani a cui sembra mancare il futuro, a tutti rivolgo ancora una volta le parole del Risorto: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose … A colui che ha sete darò gratuitamente acqua dalla fonte della vita” (Ap 21,5-6). Questo rassicurante messaggio di Gesù, aiuti ciascuno di noi a ripartire con più coraggio e speranza per costruire strade di riconciliazione con Dio e con i fratelli. Ne abbiamo tanto bisogno!





O Croce di Cristo! - Preghiera di Papa Francesco alla Via Crucis del Venerdì Santo 2016

 

O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei cuori impietriti di coloro che giudicano comodamente gli altri, cuori pronti a condannarli perfino alla lapidazione, senza mai accorgersi dei propri peccati e colpe.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei potenti e nei venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli, e danno ai loro figli da mangiare il pane insanguinato.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei traditori che per trenta denari consegnano alla morte chiunque.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ladroni e nei corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’immoralità.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli stolti che costruiscono depositi per conservare tesori che periscono, lasciando Lazzaro morire di fame alle loro porte.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei distruttori della nostra “casa comune” che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli anziani abbandonati dai propri famigliari, nei disabili e nei bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata.

O Croce di Cristo, immagine dell’amore senza fine e via della Risurrezione, ti vediamo ancora oggi nelle persone buone e giuste che fanno il bene senza cercare gli applausi o l’ammirazione degli altri.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ministri fedeli e umili che illuminano il buio della nostra vita come candele che si consumano gratuitamente per illuminare la vita degli ultimi.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volti delle suore e dei consacrati – i buoni samaritani – che abbandonano tutto per bendare, nel silenzio evangelico, le ferite delle povertà e dell’ingiustizia.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei misericordiosi che trovano nella misericordia l’espressione massima della giustizia e della fede.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’osservanza filiale dei comandamenti.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei pentiti che sanno, dalla profondità della miseria dei loro peccati, gridare: Signore ricordati di me nel Tuo regno!

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei beati e nei santi che sanno attraversare il buio della notte della fede senza perdere la fiducia in te e senza pretendere di capire il Tuo silenzio misterioso.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volontari che soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei perseguitati per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei sognatori che vivono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per rendere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto. 

In te Santa Croce vediamo Dio che ama fino alla fine, e vediamo l’odio che spadroneggia e acceca i cuori e le menti di coloro che preferiscono le tenebre alla luce.

O Croce di Cristo, Arca di Noè che salvò l’umanità dal diluvio del peccato, salvaci dal male e dal maligno! 

O Trono di Davide e sigillo dell’Alleanza divina ed eterna, svegliaci dalle seduzioni della vanità! 

O grido di amore, suscita in noi il desiderio di Dio, del bene e della luce.

O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte dell’oscurità della notte. 

O Croce di Cristo, insegnaci che l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire.

Amen!

Papa Francesco


Don Raniero Cantalamessa - Riflessioni Venerdì Santo



Don Raniero Cantalamessa 
Celebrazione della Passione del Signore - Venerdi Santo





WILMA CHASSEUR - QUELL’UOMO MORTO E SEPOLTO …



Domenica di Passione! La Croce si erge silenziosa sull’intera umanità, domina la Storia, vigila sul mondo come un’insonne sentinella, attraversa i secoli, unico baluardo indistruttibile di salvezza universale per ogni uomo e ogni donna che recupera così la dignità perduta nel giardino dell’Eden (e ogni volta che ha colto frutti proibiti) e ritrova il suo straordinario destino di gloria e di figliolanza divina. 

La risurrezione di Lazzaro è stato l’avvenimento che ha scatenato il precipitarsi della situazione: colpo finale e definitivo che ha determinato la condanna di Gesù: il più clamoroso miracolo in cui ridiede la vita a un morto già sepolto, decise irrevocabilmente la Sua morte. Tanti, troppi testimoni avevano assistito a quel miracolo: il “caso” Gesù divenne un fatto pubblico e anche se molti giudei credettero in Lui, molti altri si inquietarono della sua potenza e influenza che aveva sul popolo e decisero di farlo morire. 

Abbiamo dunque visto Lazzaro, uomo mortale e già morto da quattro giorni, che riprende vita a quel solo grido: “Lazzaro vieni fuori” pronunciato da Gesù. Oggi vediamo il Figlio di Dio, vivente e immortale, che muore a quell’altro grido pronunciato dalla plebaglia: “Crocifiggilo e rilasciaci Barabba”! Il Figlio di Dio che passava guarendo, sanando e beneficando tutti, deve essere messo a morte, ma il malfattore viene rilasciato! Tremendo mistero d’iniquità, d’accecamento, di tenebre e di morte! 

* Fu veramente tolto di mezzo? 
  • “Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo, chi si affligge per la sua sorte?”. 
  • Fu tolto di mezzo. Ma è proprio allora che è diventato centro del destino e del cuore di ogni essere umano.
  • Fu messo a tacere. Ma non ha mai parlato così forte come quando si lasciò inchiodare in silenzio sulla Croce! 
  • Fu fatto fuori. Ma non è mai stato così dentro la storia e nelle nostre piccole e grandi croci quotidiane, come dall’alto della Croce. 
  • Fu immobilizzato e fissato sulla Croce. Ma è proprio allora che ha iniziato a percorrere instancabilmente le strade degli uomini di tutti i tempi, da quelle più buie e disperate a quelle più luminose e pacificate. 
  • Fu arso dalla sete. Ma da allora placa ogni nostra sete, dandoci l’acqua che zampilla per la vita eterna. Il suo Cuore fu trafitto da un colpo di lancia. Ma quella ferita è diventata sorgente inesauribile dalla quale scaturiscono fiumi di acqua viva per chiunque decida di attingervi. 

  • Fu crocefisso in mezzo a due malfattori, ma da allora ogni malfattore che ha il coraggio di riconoscerlo, può - incontrando il Suo sguardo - sentirsi dire: “Oggi sarai con me in Paradiso”. 
  • Fu abbandonato, sperimentando la più straziante solitudine interiore, ma da allora ogni nostra solitudine può essere trasfigurata e trasformata in comunione, se vissuta con Lui, per Lui e in Lui. 
  • Fu circondato dalle tenebre, come se la natura che tante volte gli era stata sottomessa, volesse far capire - avvolgendosi di tenebre mentre Lui moriva - che avevano inchiodato la luce. Come se volesse gridare agli uomini totalmente ottenebrati, che avevano crocefisso il Signore della vita. 
  • E infine gridò. “Padre, nelle tue mani, rimetto il mio Spirito”. Ultima, suprema parola che squarciò il silenzio. L’ultima Sua parola, la più solenne, è per il Padre suo! E’ altissima preghiera che sigilla il più grande avvenimento della Storia di tutti i tempi, e conclude la vita del Figlio di Dio sulla terra. 

E poi muore. Sì muore! 
Non è salito al Cielo su un carro di fuoco, ma da quella morte è scaturita una vita sovrabbondante per ognuno di noi. 

Come diceva Lacordaire. “Vi è un Uomo che, benché scomparso, è seguito da una folla immensa. Vi è un UOMO morto e sepolto che parla ancora sempre e dà vita in abbondanza. Vi è un UOMO perseguitato fin nel sepolcro seguito da miriadi di discepoli. Quell’UOMO sei tu GESU’! 

WILMA CHASSEUR